M.A.C.A.M.
Museo d'Arte Contemporanea all'Aperto di Maglione

Storia

Il M.A.C.A.M. acronimo di Museo d'Arte Contemporanea all'Aperto di Maglione nacque nel 1985 per iniziativa di Maurizio Corgnati che a Maglione era nato e cui volle tornare a fine di un'attività professionale che l'aveva visto regista e scrittore. Una naturale familiarità con le arti, pittura, scultura, letteratura, musica l'avevano avvicinato a personaggi di formazione diversa di cui condivideva l'idea di un vivere ricercato, pur ambizioso ma lontano da esibizioni. Una totale immersione nella creatività cercata nella frequentazione dell'arte direttamente negli studi d'artista, da qui la stretta amicizia con critici, musicisti, letterati. E dunque vivere guardando in profondità, conservando l'integrità, non asservendosi ai meccanismi del mercato.

L'arte contemporanea offriva qualche elemento in più, il senso del gioco collettivo, l'intento di divertire e al contempo far meditare sul ruolo dell'artista nella società, sul senso della vita, e su una valutazione scrupolosa dell'opera creativa nella contemporaneità, distinguendo i valori veri da quelli effimeri. Ritirarsi a Maglione non fu rintanarsi, fu anzi occasione di richiamare nella propria casa tanti amici che apprezzavano le stesse cose, per condividerle. Maglione era allora un paese agricolo di circa 500 abitanti, basso Canavese, alla confluenza delle province di Torino e Vercelli, che iniziava ad espandersi con nuove colture frutticole, actinidia e varietà di pesche, trovando buoni sbocchi sui mercati non soltanto locali.

Ben sapevano i proprietari terrieri, per memoria tramandata, che il loro paese una storia ce l'aveva, fin dal Medioevo aveva fatto parte della contea di Masino, subendo lotte e contese con la città di Vercelli, i marchesi di Monferrato, i Savoia, i Visconti, aveva visto armate, saccheggi e soprusi, le sue terre attraversate dagli eserciti francesi e spagnoli alternatisi nell'occupazione del Canavese. A testimonianza, quel cumulo di macerie sulla collina, su cui era stato collocato il cimitero, pietre, ciò che era rimasto del castello della prima metà del XII sec., distrutto dagli spagnoli nel 1652.

Maurizio Corgnati immaginò un museo per i suoi compaesani, certamente al'aperto, perché parallelamente a un migliorato tenore di vita, crescessero in cultura, apprendessero il bello fino a renderlo abìtuale nelle loro vite. Invitò i primi dodici affreschisti per gettare le basi di un museo all'aperto le cui opere resistessero nel tempo; "in questo luogo-diceva-in cui chi sia nato non vorrebbe esser nato in nessun altro posto al mondo". I maglionesi guardando gli artisti dipingere i loro vecchi muri, assistevano sorpresi e incantati che quella bellezza che Maurizio aveva loro promesso, allietava davvero le loro case.

Anno per anno il museo si arricchiva, i pittori proponevano loro amici , questi giravano incuriositi per il paese facendosi cogliere dall'ispirazione e individuavano un muro che a loro piacesse, si creava un interesse comune in un gradevole interscambio. I maglionesi offrivano loro caffé e pesche, gli artisti completavano il loro bell'affresco gustando l'antico piacere del fare arte liberamente, mentre si aggiungevano visitatori, gente di passaggio, e tutt'attorno fervevano i commenti, ciascuno dava la sua personale interpretazione a certi dipinti astratti.

Era senza dubbio un cambiamento cui tutti assistevano e di cui erano partecipi, l'arte davvero si affacciava nuova e propositiva, le strade del paese animate, gli abitanti diversamente impegnati con compiti che erano spontanea collaborazione fatta solo del fare, aiutare a costruire un impalco, sostenere una scala, porgere il secchio con la malta, ma poi anche confrontarsi sulle opinioni, con intrecciarsi animato improvvisando riflessioni proprie. L'arte in sordina sopravanzava ogni altro assunto. Gli Enti pubblici, richiamati, non fecero attendere il loro consenso, appoggiarono l'iniziativa e la sostennero economicamente nel tempo, presenti alle manifestazioni, come la Festa degli Artisti in concomitanza con i festeggiamenti per il santo patrono S. Maurizio, festa che era occasione per la realizzazione di nuove opere e per imbastire progetti.

Corgnati esultava, si realizzava un sogno, la cultura entrava non per voce della tradizionale critica d'arte, ma naturalmente e direttamente come risultato di un confronto, nell'accendersi reciproco dell'interesse a capire. Sui muri anonimi prendevano vita opere che andavano a connotare un luogo, divenivano riferimento per individuare abitazioni e proprietari. Era la convivialità l'elemento essenziale, gli artisti potevano contare sull'ospitalità in casa Corgnati e ne venivano via con un modesto dono, una damigiana di buon grignolino del Monferrato. Ad entrambe le parti per sempre sarebbe rimasto il ricordo di quelle giornate irripetibili , dei conversari e di un nuovo legame di amicizia.

Fu un progetto questo del M.A.C.A.M. coerente con un'idea, di dare verità alla vita, a riprova che l'ispirazione può entrare nel tessuto collettivo e arricchire l'esistenza senza il tormento e l'affanno del denaro, che generalmente connota le azioni umane. Piccoli gesti, piccole azioni che condivise crearono un tutto che divenne parte del tessuto quotidiano, senza protagonismi. Il cambiamento avvenuto in sordina, ma consegnando alle generazioni future qualcosa che restasse. E fu l’arte ad adattarsi al luogo e non il luogo all’arte. Quei nuovi tocchi pittorici, quelle forme scultoree rappresentavano una nuova forma di comunicazione, proposte di bellezza non invadenti e teatrali, nate da istanze già in attesa, diverse e pur concordanti tra antico sapere contadino e i nuovi valori della creatività. Incontro- colloquio che si rivelò proficuo non apportando modifiche al vivere quotidiano. L’artista coscientemente, da che accoglieva la proposta di operare in un contesto all’aperto, affidava la sua opera al tempo, accettandone modifiche e interferenze; è perciò che interventi poterono e possono essere attuati soltanto su richiesta dell’artista stesso. Fu infatti opinione comune che il degrado era da intendersi come processo naturale, lo stesso che segna il tempo umano, un modificarsi lento e graduale secondo il ritmo delle cose del mondo, a testimoniare degli elementi che evolvono, che qualcosa cedono e qualcosa acquistano.